Sotto accusa lo chef che ha cucinato l’orso
È rimasta indigesta alla Provincia autonoma di Bolzano la carne di orso servita a tavola qualche giorno fa nel corso del Winefestival di Merano. Molto apprezzata dai presenti, ma ora quelle libagioni inusuali rischiano di restare sullo stomaco degli organizzatori, visto che proprio dalla Provincia è stato presentato un esposto in procura per verificare se nella fattispecie sia stato commesso il reato di «commercializzazione e somministrazione di specie protetta».
Perché in Italia l’orso non si può cacciare (capito cari sparacchiatori del Monte Baldo?). E sapere che è servito a tavola ai più fa venire la pelle d’oca. Inutile dire che subito gli ambientalisti, e non solo, si erano inviperiti per l’oltraggio a una specie che oltretutto si immagina più volentieri nei documentari naturalistici e nei peluches piuttosto che nel piatto. A cucinare l’orso è stato lo chef sloveno Tomaz Kavcic. È pur vero che la Slovenia è terra di orsi, come gran parte dei Balcani, e «la degustazione — secondo il “deus ex machina” del Winefestival, Helmut Köcher — è inquadrabile nella moda sempre più attuale e diffusa che vede tantissimi ottimi chef proporre alla gente le pietanze della propria tradizione».
Ma la Provincia Autonoma di Bolzano (che copre un territorio dove la caccia è ancor oggi ritenuta qualcosa di sacro) vuole vederci chiaro, e si è rivolta alla Procura. Un atto dovuto, sostanzialmente, che si riferisce soprattutto al fatto che fino ad oggi non è stato ancora prodotto il documento di accompagnamento delle carne per attestarne la provenienza. Quello che tecnicamente si chiama certificato Cites (relativo alla Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione), norma a tutela sia delle specie che del consumatore, prevista per evidenziare la «tracciabilità» della merce in transito tra stati diversi.
«Se è vero che l’orso è stato ucciso legalmente in Slovenia — ha spiegato al Corriere dell’Alto Adige l’ispettore Andrea Ragazzoni dell’ufficio provinciale Caccia e pesca — c’è da dire che il trasporto della sua carne in Italia era sottoposto a questo permesso, che abbiamo richiesto e che non ci è stato fornito. A questo punto abbiamo inviato l’informativa in Procura per verificare l’intera situazione». L’iniziativa della Provincia è stata accolta trionfalmente dagli ambientalisti: «Ora confido che vengano accertate eventuali responsabilità — commenta la Ester Valzolgher, responsabile altoatesina della Lav (Lega Antivivisezione) tra le prime a protestare per quanto accaduto al Winefestival di Merano.
FABIO BILLERI - Sezione Dall'Italia