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Intervista ad Alessandro Borghese - Alessandro Borghese - parte2

Indice articoli

La cucina ti mai tradito?
«Tante volte dal punto di visita dell'attrezzatura, che spesso non mi ha soddisfatto. Oppure ti può tradire la materia prima, ma in quel caso è colpa del fornitore. La cucina in sé mai».

Che cosa pensi della cucina molecolare?
«Che non è il male assoluto, che sia necessario misurarsi con ciò che arriva di nuovo, ma che non fa per me anche se alcuni suoi aspetti sono incredibili. È un trend setting che anche io ho provato, ma che ho abbandonato, perché penso che non si possa innovare se non si mantiene un legame con la tradizione. E poi in un ristorante molecolare ci andrei a mangiare una volta al mese perché sono curioso, invece in una trattoria andrei quattro volte alla settimana. Insomma, penso sia come vedere un film in 3d, bello ma rompe i coglioni dopo un po'. Il futuro secondo me rimarrà il pollo arrosto».

Hai cominciato sulle navi da crociera. Non è che vuoi diventare Presidente del Consiglio?
«Perché no? Presidente di un paese che ha una cultura gastronomica come questo non mi dispiacerebbe, sì mi ci vedo. Lasciatemi dire che il Presidente attuale mi sembra di bocca buona, un godereccio. E che noi siamo più preoccupati delle sue avventure che della benzina a 1,560 euro».

A che piatto paragoneresti Berlusconi?
«Per quanto rappresenti lo sfarzo non lo vedo da caviale e champagne, direi una pizza margherita. Però ha quasi finito di mangiarsi tutte le fette, secondo me…»

Bersani?
«È quasi un digestivo. Un amaro, l'amaro Bersani. Suona bene, no?».

Quale sarebbe il tuo primo atto da Presidente del Consiglio?
«Forse più che presidente vorrei essere ministro della gastronomia, ovviamente ministero con portafoglio. Farei in modo che ogni regione diventasse indipendente per valorizzare il suo patrimonio. E poi darei alle regioni nomi che richiamino il cibo. Altro che Padania, molto meglio la Parmigiania».

Com'è la tua giornata?
«È molto frenetica, mi occupo con la mia società di consulenza per grandi eventi di banqueting, organizzazione di matrimoni, soprattutto all'estero e cene aziendali, poi ho i programmi di cucina, un sito internet super seguito. Io amo molto il contatto con le persone, rispondo a tantissime email in prima persona, non mi piacciono gli alter ego. Sono sempre in movimento, per me è come una droga perché mi sembra strano fermarmi. Anche se avrei bisogno di più tempo per andare con mia moglie in giro per il mondo in moto per sperimentare, sperimentare, sperimentare… Certo, in tutto questo sperimentare nella mia vita ho fatto pure io tante cagate gastronomiche».

La peggiore?
«Molti abbinamenti improbabili... Ma per migliorare bisogna sbagliare: e poi il gusto in cucina è soggettivo, come con le donne. Per quanto ci provi non ci capirai mai niente fino in fondo».

Come gestisci il fatto di essere sposato e avere tante corteggiatrici?
«Ho una moglie intelligente che sa che sono solo suo. In tante mi scrivono su Facebook, diciamo che sono una miniera di numeri di telefono per i miei amici…».

Ti fermano spesso per la strada?
«Poche donne, più che altro mi fermano per la strada e mi dicono "A Borghe', dacce 'na ricetta" e io gliela do. Devi ricordarti da dove vieni, ti fa stare con i piedi per terra».

A quali programmi Tv sei più legato e che cos'hai in serbo per il futuro?
«Sono legato tantissimo a "L'Ost", la mia università gastronomica, in cui ho incontrato le signore dei borghi antichi che custodiscono la tradizione gastronomica italiana. È un patrimonio che nessun altro ti può dare, ho imparato cose che ho trasportato con me come bagaglio culturale. Certe signore ancora oggi mi scrivono per ricordarmi quella esperienza e mi piacerebbe rifare questo programma dopo 7-8 anni, magari on the road con l'iPod nelle orecchie. Adesso sto lavorando su un programma quotidiano, "Cucina con Ale", che andrà in onda tutti i giorni da metà aprile su Real Time TV. Realizzerò tre ricette al volo, insieme agli amici, ai bambini, alle mamme che devono imparare a dare da mangiare ai bimbi. Poi continuerò con "Cortesie per gli ospiti", lo abbiamo già girato a New York, a luglio faremo Londra o Madrid».

Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell'Unità d'Italia?
«È difficile, c'è una vastità tale, però direi la pasta in generale, lo spaghetto pomodoro e basilico in particolare, anche se non è semplice. Appunto: il lusso della semplicità. Molti piatti apparentemente semplici vengono serviti in maniera indegna: il gusto si è perso nelle trattorie di tutta Italia».

Oggi si parla di federalismo. Esiste anche in cucina?
«È la vera nostra ricchezza, in Italia ti sposti di un chilometro e c'è una versione diversa del piatto che hai imparato appena prima. Il nostro vero grande patrimonio sono le tradizioni e la gente che le porta avanti. Questo stivale allungato ha di tutto e io mi incazzo perché gli altri fanno i soldi con i nostri piatti. Il problema dell'Italia è che non facciamo gruppo, amiamo farci i cazzi nostri, ci vogliamo fregare, non siamo come altre culture tipo i cinesi e gli ebrei».

Chi metti al secondo posto nella cucina mondiale dopo l'Italia?
«La cucina cinese, senza ombra di dubbio, hanno circa 7000 piatti registrati ufficialmente che io sappia. È una cultura gastronomica immensa, in realtà forse la prima al mondo. Poi ci metto anche la giapponese, la spagnola, attualmente va molto la cucina scandinava. Ovunque ci sono imprenditori della gastronomia come Gordon Ramsey, in Italia che imprenditori cuochi ci sono?».

Sei una persona rivoluzionaria o conservatrice?
«Ho uno spirito rivoluzionario, un animo rock, come dicono i chitarristi essere up to eleven. Insomma, sono uno che si incazza anche se non amo la piazza come metodo per cambiare le cose. Comunque oggi ci sarebbero rivoluzioni da fare».

La più importante?
«Cambiare i ritmi della nostra vita. Acceleriamo tanto, stiamo sempre a correre, io per primo, ma per raggiungere che? Cerchiamo di abbassare i nostri ritmi, dare più tempo a noi stessi. Mia moglie in questo senso mi aiuta molto. E poi si dovrebbe cercare di non giudicare la gente secondo luoghi comuni. Per esempio, si pensa che se uno fa televisione per forza è ricco e raccomandato. Penso si debba conoscere la gente prima di dare giudizi, non ragionare per equazioni».

Sei attento ai temi sociali come la beneficenza?
«Quando posso a Natale vado in Caritas, preparo una mega cofana di pasta e patate o pasta e fagioli, ho un animo romantico e se ho uno spiccio in tasca lo do a chi me lo chiede. Spero, senza diventare melense o retorico, che grazie a quello che faccio si possa sempre di più fare del bene alle persone. Stimo molto le persone che fanno volontariato».

Come definiresti il tuo carattere?
«Come un vino rosso, dall'aria decisa, dal profumo seducente e dal gusto persistente, forte e concreto».

Ultime domande, risposta sincera. Oltre a tua moglie chi è il tuo mito femminile?
«Sono diventato quasi cieco con le fotografie di Samantha Fox. Chi se le scorda quelle tette? Il mio motto è "senza tette non è vero amore"».

È vero che ci va il prezzemolo sulla penne all'arrabbiata?
«Certo, fresco tritato alla fine di tutto, ma devi farla arrabbiata veramente 'sta penna anche se dopo ti brucia il culo. Ricordatelo sempre».

Fonte: il Giornale

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